Jackson Pollock:” Sono nel dipinto”

“La mia pittura non scaturisce dal cavalletto. Preferisco fissare la tela non tesa sul muro o per terra. Ho bisogno della resistenza di una superficie dura. Sul pavimento sono più a mio agio. Mi sento più vicino, più parte del dipinto, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorare sui quattro lati ed essere letteralmente nel dipinto. È simile ai metodi dei pittori di sabbia indiani dell’Ovest…Quando sono “nel” mio dipinto, non sono cosciente di ciò che sto facendo. È solo dopo una specie di ” presa di coscienza” vedo ciò che ho fatto. Non ho alcuna paura di fare cambiamenti, di distruggere l’immagine, ecc., perché il quadro ha una vita propria. Tento di lasciarla emergere. Solo quando perdo il contatto con il quadro il risultato è caotico.”

Dai pensieri di Jackson Pollock, scaturisce l’interiorità potente dell’artista, che si sente parte del dipinto stesso e comincia a danzarvi attorno, libero dai limiti del cavalletto. Vi è una connessione inconscia sottile fra l’animo dell’artista e la matericità dell’opera. Il colore gocciola, si espande, prende forma da una linea prima sottile, poi più intensa di un cromatismo quasi mistico e talvolta violento. Lo spirito artistico di Pollock è fortemente influenzato dal automatismo pittorico surrealista, in special modo da André Masson, artista che ammirava moltissimo e dall’arte primitivista dei nativi americani.
Questo viaggio artistico sciamanico è legato alla volontà dell’artista di esprimere la sua realtà fisica e spirituale in un’unica unità. L’utilizzo della tecnica della sand painting dei nativi unita alla commistione surrealista, genera in Pollock la visione inconscia di una pittura fatta di drippings (la gocciolatura del colore), di libertà e passione, rendendola pittura dell’azione.

La sublimazione fra il lirismo e lo sradicamento dal convenzionale, dona all’artista quella “chiarezza di spirito“, come la definisce il poeta Franck O’Hara,

“che può essere il fine ultimo dell’artista, ma per l’uomo è estremamente difficile da sostenere”.

Jackson Pollock, artista straordinario, forte quanto fragile, é ricordato nelle parole del pittore Larry Rivers, dopo la seduta settimanale con il suo analista Junghiano:

“Ora di sera era piuttosto ubriaco, entrava traballando e faceva una scenata. Era il classico americanaccio rissoso quando ha bevuto… Quando non aveva bevuto era sempre imbronciato. Ma aveva un certo potere. Lo sapevi. Quando era in una stanza sentivi la sua presenza. Molto. […]”

Simona Iapichino